Per parlare di sensore dovremmo inserire un po’ di informatica nel contesto, perché è un supporto fotosensibile che converte la luce catturata dall’obiettivo in una carica elettrica traducendola in segnali elettronici.
Beh è un po’ complicato da capire!
Il sensore varia dalla tipologia di macchina utilizzata, come in figura:
Prima della tecnologia si usavano le pellicole fotosensibili, sicuramente i giovani degli anni 90 ricorderanno i famosi rullini
Ben presto tutto è cambiato, che sia stato meglio oppure no è un pensiero personale alla fin fine.
Riporto un articolo esterno al mio sito web che spiegherà tutto nel dettaglio:
Un sensore digitale è un rettangolo, più
o meno grande, formato di silicio pieno
zeppo di fotodiodi e dotato di vari
collegamenti necessari, sia interni che
verso il resto delle componenti della
fotocamera.I sensori sono i veri e propri “occhi”
delle nostre macchine fotografiche.
Catturano i fotoni e li trasformano in
segnali elettrici, in una sequenza, cioè,
di 0 e di 1 -> Bit in informatica
Tali fotodiodi però “vedono” solo in
bianco e nero, o meglio, non sono in
grado d’individuare il colore della luce
che hanno immagazzinato.
Quindi come appaiono i colori?
Frontalmente rispetto ai fotodiodi
(nell’immagine a lato sarebbero i
quadratini grigi) è posizionata una
griglia composta da tanti filtri colorati
(bayer) ognuno dei quali con uno dei
tre colori primari nella proporzione
50% verde, 25% rosso, 25% blu.Ogni filtro come in foto a destra fa passare il proprio colore adeguato
Successivamente interviene il
processore della fotocamera cheapplica un algoritmo chiamato
“demosaicing” che prende come
riferimento una griglia di 4 elementi
(2 verdi, 1 blu e 1 rosso) e,
mescolando i tre colori primari,
ottiene informazioni sul colore.